Le pagelle dei pazienti: pro e contro della “reputazione digitale”
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di Michele Di Candia
Nel tempo della “società dell’informazione” in cui chiunque può accedere tramite uno smartphone ad ogni possibile notizia (vera, verosimile o completamente falsa), il lavoro dei medici si è ulteriormente complicato. Allo specialista capita sempre più spesso di visitare pazienti che hanno già la diagnosi in tasca e che pretendono di poter dire la loro su patologie, rimedi clinici o trattamenti.
Ma internet non ha portato solo problemi al mondo sanitario.
Un esempio è rappresentato dalle “recensioni online”. Anche qui il medico deve affrontare una vera e propria rivoluzione, ovvero la consapevolezza che il proprio lavoro possa essere sottoposto a giudizi e classifiche da parte degli utenti.
E non solo per gli aspetti strettamente legati alla competenza professionale, ma anche per elementi “secondari” come la cortesia, l’empatia, il costo delle prestazioni, l’accoglienza degli ambienti, l’adeguatezza delle strumentazioni e dei collaboratori. Tutto, insomma. Come un qualsiasi professionista o impresa.
Le recensioni ai medici sono un male?
Per molti colleghi, il fatto che i pazienti siano diventati dei severi giudici della propria professionalità è un problema.
Per quanto mi riguarda, invece, il fatto di poter essere sottoposto ad una recensione è un fattore di stimolo.
È evidente che difficilmente il paziente è in grado di valutare la competenza tecnico professionale del medico. Ancor più evidente che tra un medico bravo ma antipatico e uno simpatico ma che sbaglia l’intervento chirurgico non c’è confronto.
Ciò non di meno, credo che ricevere un parere positivo o negativo, se espresso con sincerità e senza secondi fini dal proprio “cliente”, sia utile a migliorare aspetti organizzativi o di comportamento individuale che spesso gli specialisti tendono a trascurare.
Il medico che riceve un pubblico attestato di stima, è gratificato e può ritenersi soddisfatto e, allo stesso tempo, ha il dovere di proseguire lungo la stessa direzione.
Se invece riceve una critica, cercherà di comprendere le ragioni e di migliorare il proprio lavoro. Se la critica è ingiusta o strumentale, c’è la possibilità di rispondere (sempre in pubblico) e contestare il giudizio negativo.
I giudizi dei pazienti sul dott. Michele Di Candia
Siccome ritengo che i riscontri sul proprio lavoro non possono e non devono spaventare, ho chiesto allo staff dell’agenzia Comunicazione Sanitaria, che monitoria i miei canali social, una panoramica sulle recensioni sul mio lavoro postate sui principali social e sui siti di settore nel corso di questo complicato 2020.
In questo articolo potete leggere le pagelle che mi sono state riservate: clicca qui