Mastoplastica secondaria: quando la chirurgia estetica è una scelta obbligata

03
Dic

La mastoplastica additiva: uno degli interventi di chirurgia estetica più richiesti al mondo, ma anche uno dei più esposti a complicanze post-operatorie. Questo non significa che è da evitare, tutt’altro. Ma essere consapevoli dei rischi è essenziale per affrontare bene il decorso e prestare attenzione ai campanelli d’allarme, come per tutte le operazioni chirurgiche. Il bisturi, ricordiamo, non è una bacchetta magica, e la mastoplastica secondaria, l’intervento “riparatore”, è comunque uno stress in più per la paziente.

Già dalla fase di valutazione è importante affidarsi al parere di un chirurgo plastico esperto e titolato, ed assicurarsi che  l’intervento venga eseguito in una struttura specializzata, dotata di sala operatoria con la presenza di un anestesista. Precisazioni che potrebbero sembrare superficiali, ma sono di fondamentale importanza, poiché i più comuni errori, imperfezioni o inestetismi sono nella maggior parte dei casi frutto di un lavoro mal eseguito da specialisti inesperti, in luoghi non adatti.

Nel caso della mastoplastica additiva, inestetismi e complicazioni dovute ad un “lavoro sporco” possono manifestarsi anche a distanza di anni dall’intervento. A quel punto, l’unica soluzione è quella di affidarsi al bisturi di un chirurgo esperto che andrà ad eseguire un secondo intervento nella zona interessata, eliminando complicazioni quali la contrattura capsulare, lo spostamento, la rotazione o la rottura della protesi.

La prima è la complicazione più frequente (incidenza nell’1-2% dei casi): si manifesta con l’indurimento del seno e potrebbe verificarsi durante l’intero arco di vita della protesi. Tra le cause vi sono infezioni subcliniche, la contaminazione con materiale estraneo o la fuoriuscita di particelle di silicone dalla protesi; la soluzione? Rimozione e sostituzione della protesi.

Nei casi di dislocazione della protesi, invece, cause principali potrebbero essere un movimento energico o un trauma; generalmente è un rischio che si può verificare nei 2 mesi successivi alla data d’impianto. La soluzione, anche in questo caso, è quella di ricorrere al bisturi per il riposizionamento della protesi.

Rotazione e rottura della protesi sono eventi molto più rari, ma non per questo trascurabili. Se anche per la rotazione una delle cause potrebbe essere una attività fisica energica prematura dopo l’intervento, tra le cause di rottura delle protesi vi è un anomalo deterioramento, imputabile principalmente alla qualità dei materiali.

Ecco perché non bisogna farsi ingannare dalle “offerte low cost”: la qualità dei materiali e la professionalità dell’equipe chirurgica hanno il loro prezzo, non sono scarpe da scontare in un outlet!

Un chirurgo esperto saprà ascoltarvi e consigliare la migliore soluzione per voi e per la vostra salute, illustrandovi chiaramente le criticità e spiegando quali possono essere le reali prospettive di riuscita dell’intervento.

(di Mario Maffei)